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I Simpson Compiono 20 anni Per festeggiare il loro 20° anniversario I Simpson stanno organizzando un mega party a Los Angeles. Vuoi andarci anche tu?
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"L'indemoniata"

Quella che hanno scoperto gli archeologi ad Alghero, nascosta da 400 anni, è l'immagine di tragedia collettiva. Uno «scatto» che ha immortalato l’epidemia della peste che nel 1582 ha decimato la città.Clicca qui per sapere il resto,dove si racconta del ritrovamento della bambina indemoniata ---> L'articolo

ROMA - Sulla vicenda denunciata dal professor Claudio Fiocchi verrà disposta dal ministero dell'Università e della Ricerca un'indagine conoscitiva. Ad annunciarlo è lo stesso ministro Mariastella Gelmini: "Quanto accaduto è inaccettabile, frutto di un malcostume difficile da estirpare", dichiara il ministro.

"Non bisogna però demoralizzarsi, - prosegue il ministro - perché il lavoro per riaffermare la meritocrazia e la trasparenza nel sistema universitario e della ricerca in Italia continua. Chiederò al professore di rimanere perché, pur comprendendo il suo sconforto, non bisogna rinunciare alla speranza di avere un sistema diverso che premi i migliori. Ho dato disposizioni perché sia svolta un'indagine conoscitiva".

Claudio Fiocchi è un medico ricercatore italiano, residente da molti anni negli Stati Uniti. Il ministero italiano dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca gli aveva chiesto il suo giudizio su un paio di progetti scientifici. Sulla base di questo giudizio il Miur avrebbe poi deciso se finanziarli o no. Ma, pochi giorni dopo aver accettato l'incarico, il professore, al quale era stato garantito l'anonimato, e richiesta formalmente la massima correttezza, ha ricevuto insistenti richieste "di una decisione favorevole" e "del più alto voto possibile". Tentativi di raccomandazione, insomma.

Quando i tentativi sono diventati ancora più diretti (era stato anche contattato un collega italiano, molto vicino al ricercatore, perché 'intercedesse'), il professore ha deciso di declinare l'incarico, "con disgusto", "ma anche con molta tristezza". E di raccontarlo a Repubblica, dal momento che la sua denuncia al Miur, inviata oltre un mese fa, non era stata ritenuta degna di alcuna replica.

NAPOLI - Panico e centinaia di persone in fuga per tre voragini nel cuore degli storici Quartieri spagnoli. Una grossa voragine si è creata, in piazzetta San Carlo alle Mortelle, sulle alture dei Quartieri. Un boato sinistro nella notte, poi sirene di vigili del fuoco e ambulanze. Per fortuna, non ci sono feriti: ma i danni sono ingentissimi.

CINQUE PALAZZI - A causa della pericolosità della spaccatura, secondo quanto confermato dalla centrale operativa dei Vigili del Fuoco, si è proceduto allo sgombero di 50 nuclei familiari e alla chiusura al traffico, da parte della polizia municipale, dell’area interessata. In pratica sono stati «sigillati» ben cinque palazzi.

SPROFONDA LA CHIESA - Secondo quanto ricostruito dai vigili del fuoco che sono sul posto, una prima voragine si è creata all’interno della chiesa San Carlo alle Mortelle, dove il pavimento è del tutto precipitato nella cavità sotterranea. La successiva spaccatura si è creata nella strada adiacente alla chiesa e ancora un’altra al piano terra di una casa, un «basso». Per fortuna i quattro componenti della famiglia, che stavano dormendo in un piano rialzato, sono stati tratti in salvo giusto in tempo dai vigili del fuoco che erano presenti quando c’è stato il cedimento. Complessivamente la voragine, conferma la polizia municipale, è di circa venti metri di diametro. Sul posto si sta effettuando un monitoraggio sia da parte dei vigili del fuoco che dagli esperti comunali. Anche la sala operativa della Protezione civile regionale sta seguendo l’evolversi della situazione.

MANTO CEDUTO IN 3 PUNTI - È forse a seguito delle forti piogge degli ultimi giorni che si sono create le voragini. Ma la concomitanza fa pensare anche ad altre cause. Il manto stradale ha ceduto in tre punti di Vico San Carlo alle Mortelle interessando sia la strada che il pavimento nella chiesa e quello di una vicina abitazione. Sul posto - mentre è in corso un sopralluogo da parte del sindaco Iervolino che ha raggiunto l’assessore al Sottosuolo Agostino Nuzzolo - si lavora al ripristino delle rete fognaria per riprendere la fornitura d’acqua interrotta subito dopo lo smottamento. Viene intanto prestata, dal personale dell’Amministrazione Comunale, l’assistenza ai cento nuclei familiari (circa trecento persone) che, per il momento, sono fuori dalle proprie abitazioni perchè interessate dal dissesto, o solo per consentire le necessarie verifiche di agibilità. Oltre cinquanta le persone impegnate dall’Amministrazione per le verifiche e le operazioni in corso nell’area.

Prosegue il piano di prevenzione del governo contro il virus A/H1N1. "Una prima fornitura di 500mila dosi di vaccino per l'influenza A è già arrivata - ha spiegato il viceministro della Salute, Ferruccio Fazio -. Si tratta di vaccini quarantenati, che non possono essere utilizzati prima dell'autorizzazione dell'Agenzia europea del farmaco. Non appena avremo il via libera, inizieremo la campagna di vaccinazioni per 8,6 milioni di italiani".
"La probabilità che il virus muti in una forma più perniciosa è nelle mani di chi non applica la prevenzione, ma soprattutto di chi non si vaccinerà, in particolar modo i giovani", ha precisato il premio Nobel per la medicina, Luc Montagnier. Secondo Montagnier, comunque, "con l'arrivo dei primi freddi le misure adottate fino ad ora per evitare il contagio non saranno più sufficienti e sono proprio i giovani a non avere il sistema immunitario pronto a difendersi". Proprio per queste ragioni, ha invitato tutti a assumere papaya fermentata e ricchi piatti di frutta e verdura, evitando i grassi saturi, l'alcol e tabacco. "Al momento opportuno - ammonisce - nessuno dovrà evitare però la vaccinazione". Della stessa opinione è Fabrizio Pregliasco, virologo dell'Università statale di Milano, secondo cui occorre evitare che proprio i giovani, che frequentano le scuole e che hanno una vita sociale intensa, diventino gli "untori, una vera e propria bomba biologica". Il 40% dei casi di influenza, ricorda Pregliasco, avviene proprio nella fascia 0-14. Per quanto riguarda i vaccini, Fazio ribadisce che "saranno consegnati entro il 15 novembre, anche se probabilmente potrebbero essere a disposizione dal 15 ottobre". Di qui l'invito alle mamme italiane "di mandare tranquillamente i loro figli a scuola perché è stato organizzato un sistema di monitoraggio per limitare al massimo i rischi". Quanto alla vaccinazione dei più piccoli, Fazio chiarisce che "non esiste una valutazione completa per i ragazzi sotto i 18 anni e per le donne in stato di gravidanza. Abbiamo chiesto come comportarci al Consiglio superiore di sanità dove siedono i massimi esperti italiani. A febbraio, comunque, quando saranno completati i test, vaccineremo anche i più giovani". Chiede invece la priorità per le donne in gravidanza per l'accesso al vaccino il radicale Silvio Viale, perché "devono poter potenzialmente proteggere anche i neonati". E sempre dai radicali arriva un'altra richiesta. "Occorre interrompere questo clima di psicosi creatosi dopo la morte del paziente di Napoli - afferma la deputata Maria Antonietta Farina Coscioni - con una adeguata e urgente campagna di informazione e chiedo che il ministero della Salute se ne faccia carico". Secondo la Federazione degli ordini dei farmacisti (Fofi), comunque, l'allarme mediatico da influenza A non ha provocato nei cittadini alcuna corsa ai farmaci antivirali. E sottolinea: ''l'accaparramento è irrazionale perché questi farmaci non hanno una funzione preventiva ma vanno assunti solo dietro prescrizione medica quando l'influenza è in atto".

ROMA - E' morta alle 3.40 della scorsa notte al Bufalini di Cesena la paziente di 57 anni affetta da influenza A H1N1 ricoverata dal 31 agosto dopo una grave sindrome respiratoria che ha determinato irreversibili complicanze. Era affetta da altre gravi patologie ed era, al momento del ricovero, residente in una comunità per disabili.

Si tratta del terzo decesso in Italia per influenza A, ma la paziente di Cesena e il l'uomo deceduto a Napoli lo scorso 4 settembre presentavano gravi patologie antecedenti il contagio. Diverso il caso di Messina, il primo causato dal solo virus H1N1, che ha innescato nella paziente complicanze respiratorie risultate poi fatali.

La notizia arriva nello stesso giorno in cui venti avvisi di garanzia sono stati firmati dal sostituto procuratore di Messina, Adriana Sciglio, per accertare le responsabilità relative al decesso di Giovanna Russo, deceduta sabato scorso all'ospedale Papardo, dov'era ricoverata dal 30 agosto per il virus dell'influenza H1N1. La polizia municipale ha notificato i provvedimenti a tutti i medici che hanno avuto in cura la donna dal momento del ricovero, prima nel reparto di malattie dell'apparato respiratorio e successivamente in quello di rianimazione del Papardo. Intanto il viceministro alla Salute, Ferruccio Fazio, nel fare il punto sulla situazione in Italia ha rassicurato sull'andamento "mite" della pandemia ma ha messo in guardia i giovani che sono i soggetti più a rischio.

Deceduta paziente a Cesena.
La donna di 57 anni, affetta da influenza A H1N1, ricoverata presso la terapia intensiva dell'ospedale Bufalini di Cesena, è morta a seguito di una grave sindrome respiratoria che ha determinato irreversibili complicanze. La signora era residente presso una comunità di Cesena per persone disabili, in quanto affetta dagli esiti di una patologia congenita. Risulta inoltre che la paziente aveva sofferto in precedenza di episodi di broncopolmonite. Nella stessa comunità si sono verificati altri 10 casi di influenza, di cui 9 risolti senza ricovero ospedaliero e uno recentemente dimesso dal reparto di malattie infettive dove era stato ricoverato per la presenza di altre patologie che potenzialmente ne potevano aggravare il decorso clinico.


Fazio: "Andamento mite, siamo ottimisti".
In Italia la pandemia A H1N1 "è in ritardo di un mese rispetto al previsto" e questo anche grazie alle misure di contenimento adottate, assicura Fazio, che precisa: "La pandemia non desta particolare preoccupazione, siamo ottimisti sulla sua severità e riteniamo che abbia un andamento mite". Parlando alla commissione Affari sociali della Camera, il viceministro ha aggiunto che l'unità di crisi del ministero della Salute produrrà "a breve" una circolare con indicazioni "più cogenti per il riconoscimento precoce e la gestione ottimale dei casi più gravi di influenza A H1N1".

Fazio: "I giovani sono più a rischio". In Italia ci sono 8.133 casi stimati, di cui 2.384 confermati, di influenza da virus A H1N1, ha detto Fazio nel corso dell'audizione. Si tratta "soprattutto di giovani adulti mentre solo il 3 per cento dei casi si registra in soggetti sopra i 65 anni di età", ha precisato. Proprio la categoria dei soggetti più giovani, ha detto, sarà dunque quella che registrerà anche eventuali complicanze più gravi. Il dato relativo alla maggiore suscettibilità al virus dei giovani, ha aggiunto Fazio, è "inusuale perché, invece, nell'influenza stagionale a essere maggiormente colpiti sono gli anziani e i bambini". Tutto ciò, ha precisato, "spiega la strategia vaccinale" adottata dal governo.

Vaccino per il 40% della popolazione. Sui tempi del vaccino, il viceministro ha confermato che sarà vaccinato il 40 per cento della popolazione a partire dalle categorie a rischio "indicate dalla legge 12 giugno 90 n. 146", non "appena ci saranno le autorizzazioni dell'Emea" che si riunisce giovedì prossimo. Sulla ritardata apertura delle scuole, Fazio ha specificato che era "uno dei provvedimenti messi nei piani pandemici del ministero che non abbiamo preso perché la pandemia è stata ritardata dalle politiche di contenimento attuate".

Messina: avvisi di garanzia, atto dovuto. Gli avvisi di garanzia sono un atto dovuto perché propedeutici all'autopsia. Il procuratore Guido Lo Forte ha assegnato l'incarico al sostituto Adriana Sciglio di aprire un fascicolo d'ufficio "per tutelare l'interesse della collettività per quello che potrebbe essere il primo caso in Italia di morte diretta da influenza A ma anche degli stessi familiari della vittima".

L'indagine del ministero della Salute. Al Papardo, intanto, da oggi sono al lavoro gli ispettori del ministero della Salute e dell'assessorato regionale alla Sanità che dovranno esaminare il decorso clinico e verificare l'uso corretto dei protocolli d'intervento stabiliti per fronteggiare la pandemia. Sono quattro funzionari, due provenienti da Roma e due da Palermo, che acquisiranno i documenti clinici relativi alla degenza della paziente. Gli accertamenti dovranno chiarire se sono stati seguiti i protocolli previsti, anche se i familiari della donna, compresa la sorella Giusy, che è medico, hanno dichiarato che è stato fatto il massimo per salvarle la vita. L'ispezione dovrà anche chiarire se, come ipotizzato, Giovanna Russo sia la prima italiana morta per influenza A. Maggiori particolari su questo tema potranno arrivare dall'autopsia disposta dalla Procura di Messina

Secondo il calendario Maya, l’attuale Età dell’Oro (la quinta), terminerà il 21 - 12 - 2012. Le precedenti quattro Ere (dell’Acqua, Aria, Fuoco e Terra) sarebbero tutte terminate con degli immani sconvolgimenti ambientali.

Secondo vari ricercatori, i cataclismi che caratterizzarono la fine delle Ere Maya furono causati da una inversione del campo magnetico terrestre, dovuto ad uno spostamento dell’asse del pianeta.

La Terra infatti subirebbe periodicamente una variazione dell’inclinazione assiale rispetto al piano dell’ellittica del sistema solare. Ciò provocherebbe scenari apocalittici,

Le profezie che riguardano la fine dell’umanità sono innumerevoli: c’è chi prevede fiamme e fuoco dal cielo, chi terremoti e catastrofi naturali, chi l'impatto di un meteorite, chi parla di guerre nucleari a cui la razza umana non sopravvivrà o quantomeno solo pochi meritevoli o “risvegliati”.

Ciò che colpisce i lettori non sono le differenze tra le varie profezie,

bensì le somiglianze. Avviene a volte infatti, che autori diversi, senza sapere nulla l’uno dell’altro appartenuti a epoche storiche diverse descrivano scene simili.

I profeti erano considerati dei viaggiatori nel tempo, riuscivano ad andare avanti e dare uno sguardo a quello che sarebbe stato il destino

(o uno dei probabili destini) della storia umana.

Diverse profezie divenute famose descrivono una sorta di catastrofe che si abbatterà

sul pianeta e sarà preannunciata da tre giorni di buio su tutta la terra...


Molte profezie sembrano avverarsi in questi ultimi tempi

tramite commento dateci le vostre riflessioni e i vostri pensieri.

A differenza dell’Italia, negli USA è legale finanziare i partiti con denaro privato, basta regolare il tutto alla luce del Sole. Apple, come tutte le grandi aziende USA, contribuisce con elargizioni trimestrali.

Il suo obiettivo è oliare le politiche di finanziamento di alcuni settori, come quello dell’educazione. Più finanziamenti alle scuole si traducono con l’aumento del budget per gli studenti, vale a dire maggiori possibilità di vendere i suoi prodotti.

Negli ultimi 3 mesi la società ha finanziato le lobby americane per 390.000 $, vale a dire con 50.000 $ in più rispetto al trimestre precedente. Le scuole stanno per riaprire e la società vuole che i politici non dimentichino di offrire la possibilità agli studenti di comprare un Mac, soprattutto alla luce della concorrenza dei netbook.

Gli insegnanti di religione non possono partecipare “a pieno titolo” agli scrutini ed i crediti scolastici per l’ora di religione devono ritenersi illegittimi in quanto discriminano gli studenti che professano confessioni diverse e non hanno analoga possibilità di credito formativo. Lo ha stabilito la Terza Sezione del Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio che ha accolto il ricorso dalla Consulta Romana per la Laicità nelle Istituzioni per ottenere l'annullamento delle Ordinanze emanate dall'allora Ministro dell'Istruzione Fioroni per gli esami di Stato del 2007 e 2008 che prevedevano la valutazione della frequenza dell'insegnamento della religione cattolica ai fini della determinazione del credito scolastico, e la presenza agli scrutini da parte degli insegnanti di religione cattolica.
Nella sentenza, che è stata oggetto di vivaci discussioni, il Tar ha affermato, tra l’altro, che il concetto di separazione tra la sfera religiosa e quella civile è stato uno dei preziosi contributi della Cristianità alla civiltà occidentale, e che il principio della laicità dello Stato, pur non definito in alcuna norma, è stato chiaramente enunciato dalla Corte costituzionale nell'ampia accezione di “garanzia dello Stato per la salvaguardia della libertà di religione, in regime di pluralismo confessionale e culturale”, e rispetto al quale lo Stato si pone in condizione di “neutralità”. I principi della Carta costituzionale postulano pertanto uno Stato che, rispetto alla religione, non si pone in termini di ostilità, “ma si pone al servizio di concrete istanze della coscienza civile e religiosa dei cittadini”.
I giudici amministrativi hanno inoltre sottolineato che la religione non è una “materia scolastica” come le altre e non può essere ricondotta nell’ambito delle attività rilevanti ai fini dei crediti formativi, ma “non perché la religione cattolica non debba essere considerata una materia priva di valori storici e culturali ma anzi, al contrario, perché non può essere considerata una normale disciplina scolastica proprio perché è un insegnamento di pregnante rilievo morale ed etico che, come tale, abbraccia quindi l’intimo profondo della persona che vi aderisce”. La sfera religiosa – conclude la sentenza - concerne aspetti che coinvolgono la dignità (riconosciuta e dichiarata inviolabile dall'articolo 2 della Costituzione) dell’essere umano e spetta indifferentemente tanto ai credenti quanto ai non credenti, siano essi atei o agnostici, ma proprio per questa ragione, sul piano giuridico, “un insegnamento di carattere etico e religioso, strettamente attinente alla fede individuale, non può assolutamente essere oggetto di una valutazione sul piano del profitto scolastico, proprio per il rischio di valutazioni di valore proporzionalmente ancorate alla misura della fede stessa.
Sotto tale profilo è dunque evidente l’irragionevolezza dell’ordinanza che, nel consentire l’attribuzione di vantaggi curriculari, inevitabilmente collega in concreto tale utilità alla misura della adesione ai valori dell’insegnamento cattolico impartito”, con la conseguenza che “le famiglie laiche o degli alunni stranieri appartenenti ad altre confessioni siano di fatto costretti o, ad accettare cinicamente e subdolamente l’insegnamento di una religione cui non credono; ovvero a subire un'ulteriore discriminazione di carattere religioso, che si accompagna e si aggiunge spesso a quelle di carattere razziale, economico, linguistico e culturale”.
Sulla sentenza si è espresso in maniera critica l’ex Ministro Fioroni, mentre l’attuale Ministro, Mariastella Gelmini, ha annunciato un ricorso al Consiglio di Stato.

L'avvio dell'anno scolastico è alle porte e sono già operative le nuove norme per la valutazione degli alunni. Con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del 19 agosto scorso, infatti, sono entrate in vigore le disposizioni stilate dal Ministro Gelmini che riguardano scuola primaria e secondaria di I e II grado. In particolare nella scuola primaria gli alunni saranno valutati dall'insegnante unico di riferimento, e la valutazione nelle singole materie sarà espressa in voti numerici. Solo nel caso dell'insegnamento della religione cattolica resta la valutazione attraverso un giudizio sintetico formulato dal docente, mentre gli alunni potranno essere non ammessi alla classe successiva solo in casi eccezionali e motivati.
Voti numerici anche nella scuola secondaria di primo grado, esclusa la religione, e per l'ammissione all'anno successivo occorrerà almeno il 6 in ogni materia, compreso il voto in condotta nel caso dell'ammissione all'esame di Stato.
Alle scuole superiori la valutazione intermedia e finale degli apprendimenti è effettuata dal consiglio di classe che sospenderà il giudizio degli alunni che non hanno conseguito la sufficienza in una o più materie, senza decidere immediatamente la non promozione, ma comunicando i risultati conseguiti nelle altre materie. A conclusione dei corsi di recupero per le carenze dimostrate il consiglio di classe, dopo aver accertato il recupero delle lacune formative entro la fine dello stesso anno scolastico, non oltre la data di inizio delle lezioni dell'anno successivo, formulerà il giudizio finale e l'ammissione alla classe successiva. A partire dall'anno scolastico 2009/10 saranno ammessi all'esame di Stato solo gli studenti che conseguiranno la sufficienza in tutte le materie e in condotta. L'insufficienza nel voto di condotta comporterà la non ammissione all'anno successivo o agli esami di Stato. Il 5 in condotta dovrà essere motivato con un giudizio e verbalizzato in sede di scrutinio intermedio e finale. Gli insegnati di religione partecipano all'assegnazione dei crediti scolastici.
Nel decreto anche disposizioni specifiche per la valutazione degli alunni con disabilità.
Infine resta confermato l'obbligo scolastico fino al sedicesimo anno di età, sempre nel quadro del diritto-dovere all'istruzione e alla formazione.

"GLI ULTIMI saranno i primi", ma quando si tratta di ripartire i fondi agli atenei in base al merito "i primi saranno gli ultimi". E' quanto accade, secondo i ragazzi dell'Udu (l'Unione degli universitari), con la classifica diffusa dal ministro Gelmini lo scorso mese di luglio. In base alla lista pubblicata due mesi fa gli atenei più virtuosi sono quelli di Trento, che incrementa il Fondo di finanziamento ordinario del 12 per cento rispetto all'anno scorso, i due politecnici di Milano e Torino, seguiti dal piccolo ateneo di Siena. Ma gli studenti denunciano l'inadeguatezza del meccanismo di ripartizione delle risorse che penalizza gli atenei più grossi: La Sapienza di Roma in cima a tutti. E spiegano il perché.

E negli ultimi giorni, a denunciare il criterio che avvantaggia gli atenei del Nord arrivano anche i rettori. Roberto Sani, rettore dell'università di Macerata, lo ha fatto pochissimi giorni fa presentanto alla stampa un dossier. "Che si propone - si legge nel dossier - come un convinto e doveroso atto di denuncia riguardo ad una procedura di valutazione del 'merito' nelle Università italiane che, tanto sotto il profilo formale, quanto, in particolare, dal punto di vista sostanziale, presenta gravi limiti e palesi incongruenze, tali da risultare un'iniziativa destinata non certo a far compiere un passo in avanti al sistema universitario e ad affermare al suo interno quell'autentica e quanto mai necessaria e urgente cultura della valutazione che noi per primi auspichiamo". Qualche settimana prima le lamentele arrivavano dai rettori degli atenei pugliesi che contestano duramente i tagli al Ffo.


Ma di che cosa si tratta? I primi di gennaio il ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, annuncia che per premiare gli atenei più virtuosi dal 2009 una quota del Fondo che il governo assegna agli atenei verrà ripartito in base al merito. Si tratta di circa 523 milioni di euro, pari al 7 per cento dei 7 miliardi e mezzo di euro assegnati ogni anno alle università italiane. Il 26 luglio scorso, il ministro rende nota la classifica con i primi e gli ultimi della classe, quasi tutti atenei del Sud. Ma non spiega come e perché i primi sono i più virtuosi e gli ultimi i più spendaccioni. Promettendo di pubblicare dati criteri e metodologie pochi giorni più tardi: il 29 luglio. Ma da allora non si è saputo più nulla. Soltanto i rettori e i direttori amministrativi degli atenei hanno avuto accesso ai numeri.

Qualche giorno fa, gli studenti dell'Udu di Parma si sono messi di buona volontà e hanno rifatto i conteggi, secondo la stessa metodologia dettata dal ministero. Due agli aspetti sondati per assegnare le risorse: qualità della ricerca e della didattica. Nel primo caso si è tenuto conto delle valutazioni del Civr sulla qualità della ricerca in base a parametri internazionali, del numero dei ricercatori e dei docenti che hanno partecipato a progetti di ricerca italiani valutati positivamente e della capacità delle università di intercettare finanziamenti europei per la ricerca. La qualità della didattica è stata valutata in base: "Alla percentuale dei laureati che trovano lavoro a 3 anni dal conseguimento della laurea, alla capacità degli atenei di limitare il ricorso a contratti e docenti esterni evitando il proliferare di corsi ed insegnamenti non necessari e affidati a personale non di ruolo". E ancora: alla quantità di studenti che si iscrivono al secondo avendo fatto almeno i 2 terzi degli esami del primo anno e alla possibilità data agli studenti "di valutare attraverso un questionario la qualità della didattica e la soddisfazione per i corsi di laurea frequentati".

I ragazzi dell'Udu, stilando la classifica degli atenei più virtuosi (in base al coefficiente Qt, la Qualità totale dell'ateneo) scoprono che l'università romana La Sapienza è al secondo posto, preceduta soltanto dall'ateneo di Bologna. Mentre nella lista presentata alla stampa si trova al 45° posto. A Bologna va un po' meglio prima nella lista elaborata dai ragazzi e al 18° posto nella classifica del ministero. "Qualcosa non funziona", si sono detti i ragazzi. Ecco perché. La quota ripartita in base al merito (il 7 per cento) è frutto di un eguale prelevamento sui singoli fondi degli atenei. La Sapienza, che ha un fondo di 577 milioni l'anno, deve così cedere quasi 40 milioni che poi, nonostante si trovi al secondo posto con un coefficiente di merito pari superiore a 6,4 non riesce a riprendersi. Ben diverso è il destini dell'ateneo di Trento, che cede appena 4 milioni ma poi ritrovandosi al 19° posto, con un coefficiente di merito di poco inferiore a 2, riesce a riprendersene ben 10. Ma allora, "chi viene premiato realmente e in base a quale merito", si chiedono gli studenti e non solo. Il meccanismo si inceppa perché le risorse assegnate in base al "merito" non sono aggiuntive ma quelle prelevate agli stessi atenei. I più grossi danno di più alla "cassa comune" (il fondo del 7 per cento) e non riescono anche riprenderseli neppure se sono al primo posto.

TREVISO - Un ragazzino kosovaro di tredici anni costretto a cambiare scuola perché preso in giro dai compagni di classe. Non ne poteva più di subire insulti razzisti, di ascoltare offese che lo ferivano, così ha chiesto ai genitori di cambiare scuola.
Un altro episodio di baby-bullismo a sfondo razziale che scuote Treviso, città simbolo del potere leghista in Veneto. Il nuovo caso viene a galla pochi giorni dopo che una sedicenne, scoperta a rubare ai Magazzini Coin, ha insultato il vigilante di colore che l'aveva sorpresa con un paio di pantaloncini e un reggiseno in borsa, senza averli pagati.

Storie quotidiane di razzismo che si consumano nel cuore del Nordest. La triste vicenda del ragazzino kosovaro è emersa casualmente dopo un'ordinaria lite tra coetanei. E' successo che la titolare di un bar in centro città ha chiamato il 113 dicendo che all'interno del locale si era rifugiato un ragazzo di 13 anni italiano per sfuggire all'inseguimento di due coetanei kosovari.

All'arrivo delle volanti è emersa la vera storia, confermata dallo stesso ragazzino trevigiano. Il più piccolo dei kosovari ha infatti raccontato agli agenti che lo scorso anno è stato costretto a cambiare scuola a causa dei continui soprusi subiti dal giovane italiano, rifugiatosi all'interno del bar, spalleggiato dagli altri compagni di classe. Ha ricostruito per filo e per segno un anno scolastico da dimenticare, con i compagni di classe a sbeffeggiarlo dalla prima all'ultima ora. L'altro giorno l'incontro casuale per le strade di Treviso.

Il ragazzino italiano sostiene che la coppia di amici lo voleva picchiare, per questo lui si è rifugiato all'interno del bar. In realtà i due immigrati l'hanno rincorso perché sono stati offesi. Comunque sia, l'episodio ha consentito la ricostruzione di una vicenda ben più seria e triste. Gli agenti hanno ascoltato il racconto, confermato dal giovane italiano, che è stato poi accompagnato a chiedere scusa ai due kosovari. Così, quello che all'apparenza era sembrato un sopruso dei due stranieri si è rivelato l'esatto contrario. Il ragazzino trevigiano ha chiesto scusa, ma non è detto che la vicenda sia chiusa qui. Dovranno ora essere compiuti ulteriori accertamenti sui motivi che hanno indotto il tredicenne straniero a cambiare scuola.


E' finita invece in questura la sedicenne sorpresa a rubare da Coin al termine di una vicenda incredibile. Quando l'antitaccheggio posizionato all'uscita del grande magazzino ha iniziato a suonare, la guardia di colore incaricata di svolgere i controlli ha fermato la ragazza che, alla richiesta di controllare il contenuto della borsa ha perso la testa: "Negro di m...", si è messa ad urlare di fronte ai clienti del negozio allibiti. "Lasciami stare che tanto voi siete tutti spacciatori", ha poi aggiunto. Ma a finire in questura è stata lei.

FIRENZE - Debuttano inciampando nei primi test universitari. Ai test di valutazione iniziale, le matricole partono col piede sbagliato. Alla facoltà di Lettere di Firenze più di uno studente su due non supera la prova: molti non sanno il significato di parole come "velleità" o "procrastinare".

Alla facoltà di Ingegneria di Genova è passato soltanto il 45% degli studenti, mentre a Bologna la stessa percentuale, se ci fossero i voti, non prenderebbe neanche una stringata sufficienza. I neodiplomati fanno appena in tempo a iscriversi all'università e già vengono consigliati o obbligati a frequentare i corsi di recupero. La prima "diagnosi" sul grado di preparazione delle matricole fatta da alcuni atenei preoccupa chi sale in cattedra.

A Economia, a Genova, la maggioranza è andata in crisi su quesiti apparentemente facili come "cos'è la Cgil?" e "cos'è Finmeccanica?". A Firenze, sempre a Economia, una matricola su quattro non raggiunge la sufficienza. A Palermo nel test di Giurisprudenza il 26% delle matricole ha debiti formativi da colmare nei prossimi mesi, a Bari non arriva alla sufficienza poco meno del 40% dei candidati che si sono appena iscritti a Scienze agrarie, forestali e Tecniche alimentari, mentre nei tredici corsi di laurea di Scienze matematiche, fisiche e naturali la media dice che circa il 30% non raggiunge la soglia minima della sufficienza. Va meglio il Politecnico di Torino dove è risultato carente in matematica il 15% degli oltre 4mila neodiplomati, mentre a Economia quelli che non hanno superato la prova sono un decimo. Per i bocciati non si chiudono le porte dell'università. Semmai si aprono le aule per i corsi di recupero dove si corre a riempire le lacune.


I numeri da soli non bastano a fotografare il problema dell'impreparazione: per capire su che cosa "cadono" di più i ragazzi bisognerà analizzare nel dettaglio le risposte. Ma i primi risultati già evidenziano l'allarme: le difficoltà si concentrano spesso sulla povertà lessicale e sulla comprensione dei testi. "Siamo preoccupati - dice la preside di Lettere dell'ateneo fiorentino, Franca Pecchioli - quello che proponiamo noi non è un test culturale ma sulla comprensione di un brano e sulla grammatica. Se le matricole oggi non sanno dov'è il Mar Nero, pazienza. Glielo insegneremo strada facendo. Ma se non sono in grado di seguire quando parla un docente durante una lezione perché non conoscono il significato di certe parole, allora è più grave". Racconta Elio Franzini, preside di Lettere alla Statale di Milano: "L'anno scorso, insegnando ai primi anni a Filosofia, chiesi chi avesse letto Proust. Alzarono la mano tre studenti su cento, e quasi nessuno aveva idea di chi fosse l'autore di "Delitto e castigo"".

Non si stupisce della débâcle nei test di valutazione Nicoletta Maraschio, presidente dell'Accademia della Crusca. "Da tempo diciamo che la formazione per l'italiano è carente - sottolinea -. Oggi la lingua ha una sua complessità. La si usa per sms, chat, blog, ma anche per tesi, relazioni, saggi, oltre che per parlare. Bisogna attrezzare i ragazzi a una mobilità in spazi linguistici diversi senza demonizzarne nessuno". C'è poco da stare allegri: i risultati negativi dei test di valutazione delle matricole non sono dovuti a scarso impegno e leggerezze. Lo dimostra il fatto che le difficoltà sono trasversali alle facoltà. Ed emergono anche in altre prove cruciali, dove il risultato del test è determinante per l'ammissione. Ad esempio a Palermo, nel questionario per l'accesso a Scienze della formazione, i più non hanno riconosciuto l'errore nell'attribuzione della "Nausea" a Moravia anziché a Sartre e non sono stati in grado di indicare il Paese dove si trova la penisola istriana.

CITTA' DEL VATICANO - L'insegnamento dell'ora di religione nelle scuole non può essere sostituito "con lo studio del fatto religioso di natura multiconfessionale o di etica e cultura religiosa". Lo afferma la Congregazione vaticana per l'Educazione cattolica, in una lettera inviata nel maggio scorso alle conferenze episcopali di tutto il mondo e che sta circolando in questi giorni, in vista dell'apertura dell'anno scolastico. Il documento è in antitesi rispetto alla sentenza dal Tar del Lazio che escludeva i professori di religione dagli scrutini, con questa motivazione: "Avvalersi dell'insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche, dà luogo ad una precisa forma di discriminazione, dato che lo Stato italiano non assicura la possibilità per tutti i cittadini di conseguire un credito formativo nelle proprie confessioni o per chi dichiara di non professare alcuna religione, in Etica morale pubblica".

La lettera. ''La natura e il ruolo dell'insegnamento della religione nella scuola - recita la lettera firmata dal cardinale Zenon Grocholewski e da monsignor Jean-Louis Brugue's, presidente e segretario del dicastero vaticano - è divenuto oggetto di dibattito e in alcuni casi di nuove regolamentazioni civili, che tendono a sostituirlo con un insegnamento del fatto religioso di natura multiconfessionale o di etica e cultura religiosa, anche in contrasto con le scelte e l'indirizzo educativo che i genitori e la Chiesa intendono dare alla formazione delle nuove generazioni''. Inoltre, prosegue il documento vaticano, ''se l'insegnamento della religione fosse limitato ad un'esposizione delle diverse religioni, in un modo comparativo e neutro, si potrebbe creare confusione o generare relativismo o indifferentismo religioso''.


Il documento vaticano ricorda l'insegnamento di papa Giovanni Paolo II, per il quale hanno diritto all'insegnamento della religione cattolica ''le famiglie dei credenti, le quali debbono avere la garanzia che la scuola pubblica - proprio perché aperta a tutti - non solo non ponga in pericolo la fede dei loro figli, ma anzi completi, con adeguato insegnamento religioso, la loro formazione integrale". "I diritti dei genitori - continua la lettera, citando il Concilio Vaticano II - sono violati se i figli sono costretti a frequentare lezioni scolastiche che non corrispondono alla persuasione religiosa dei genitori o se viene loro imposta un'unica forma di educazione dalla quale sia completamente esclusa la formazione religiosa".

L'apertura dell'anno scolastico 2009 - 2010 è avvenuta all'insegna della protesta. Protestano gli insegnanti precari che per lo più sono stati espulsi dalla scuola. Protestano i sindacati e protestano i genitori. E se proprio di protesta non si può parlare certamente è lecito parlare di preoccupazione degli enti locali. L'assessore del Comune di Torino alle Risorse Educative, Beppe Borgogno, rammenta che "il problema della scuola, l'organizzazione dei nostri sistemi educativi è sempre stato un argomento importante nel dibattito politico cittadino e nell'attenzione del Consiglio comunale".

E allora la domanda è d'obbligo. Alla luce dei tagli fatti dal Governo come potrà l'amministrazione comunale torinese mantenere i servizi scolastici almeno ai livelli del passato anno scolastico?

"Il riordino Gelmini determina una riduzione della quantità e della qualità di ciò che il servizio scolastico pubblico eroga per le famiglie e per i ragazzi italiani. Si riduce l'offerta e i costi in gran parte si trasferiscono sulle famiglie".

In che senso?

"Le famiglie sono costrette a pagare alcuni servizi che prima erano gratuiti. Ci sono scuole che devono far pagare la vigilanza durante la mensa perché non ci sono più gli insegnanti a coprire questo tempo. Riducendo le compresenze si riducono i rientri pomeridiani. Se non c'è un cambiamento di rotta avremo un sistema scolastico che in alcuni luoghi offre tutto ed in altri niente, o quasi, in relazione alle possibilità economiche delle famiglie. Si ritorna, piano piano, ad una scuola per censo. Ed io spero proprio di no. Ma il rischio c'è".

Questo per le famiglie e per l'amministrazione locale cosa cambia?

"L'altra caratteristica del riordino Gelmini è il trasferimento dei costi sulla amministrazioni locali. L'esempio è la vicenda dei precari. Il ministero dice che le Regioni integrino le forme di sussidio. Si trasferiscano per decreto i costi della crisi determinata da questa ‘riforma' alle Regioni - che dovranno togliere dei soldi sempre dagli ammortizzatori sociali che sono già impegnati per altre situazioni difficili - è una forma di assistenzialismo scaricata impropriamente su altri".

E questo vale anche per i Comuni?

"Certo. Io sostengo che per limitare i danni le amministrazioni locali non devono sostituirsi al Governo italiano. Non lo devono fare non per ragioni politiche ma perché non è possibile: non abbiamo le risorse, oltre che le competenze per intervenire. Noi non ce la possiamo fare. E inoltre questo provocherebbe una ennesima distorsione nel sistema scolastico italiano. Sottoline: a normativa vigente. Perché altro discorso sarebbe a riforma federalista compiuta. Ma oggi vorrebbe dire che le amministrazioni locali più ricche riescono a garantire di più e le altre meno. Quindi avremo non soltanto delle famiglie che si possono permettere tutto o quasi ed altre niente o quasi ma anche diversità tra regioni e comuni in relazione della loro ricchezza. E questo non è accettabile".

E il Comune di Torino, in questo quadro cosa fa?

"Noi facciamo moltissimo per la scuola statale a Torino. È una scelta politica della nostra amministrazione. Nonostante i tagli abbiamo deciso di confermare tutto ciò che la città dà al sistema statale scolastico. I 140 insegnati di sostegno li abbiamo confermati. Costo circa 4,5 milioni di euro. Abbiamo confermato questa scelta perché una delle criticità della riforma Gelmini è la drammatica carenza degli insegnanti di sostegno. L'offerta formativa complementare rappresentata dal progetto Crescere in città di Iter vale circa 3 milioni di euro e noi la confermiamo interamente. Anzi puntiamo ad allargarlo".

Se questo è il quadro complessivo: che fare per il futuro?

"È da giugno che chiediamo che l'ufficio scolastico regionale o provinciale si faccia promotore di una iniziativa che raccolga gli uffici decentrati del ministero, le amministrazioni locali e poi gli altri rappresentanti della scuola per fotografare la situazione e poi decidere se e come intervenire almeno sulle situazioni di più acuto disagio. Nei prossimi giorni ci dovremmo incontrare e speriamo che sia l'occasione per dare corso ad iniziative utili: studiare interventi, certo non risolutivi, ma almeno per limitare il danno. Eppoi anche per fare in modo che le istituzioni locali possano, se lo ritengono, spendere il proprio peso politico ed istituzionale per attivarsi nei confronti del Governo sulle criticità. Ad esempio le attività di sostegno. Ma ci sono anche altri casi".

Quali?

"Per esempio le manutenzioni ordinarie. Noi, per conto nostro, siamo riusciti a trovare dei fondi in più per le manutenzioni ordinarie di circa 300 scuole torinesi, elementari e medie. 250 mila euro. Parte di questi soldi li diamo ai presidi per i piccoli interventi manutentivi. Ma tutto questo deve essere messo attorno ad un tavolo dove tutti gli attori ne debbono prendere atto. Chiedere questo incontro è un modo per dire: vediamo e cerchiamo soluzioni. Sapendo che poi il giudizio e gli effetti della riforma sono sotto gli occhi di tutti".

Altri effetti ‘collaterali'?

"Noi siamo molto impegnati sui temi della sicurezza degli istituti scolastici. Negli ultimi mesi abbiamo mandato avanti tutti gli atti necessari per ottenere le certificazioni antincendio dei vigili del fuoco. Uno degli effetti della riforma Gelmini è lo sfondamento dei 25 allievi per classe. E se gli allievi per classe sono di più, questi lavori sarebbero da rifare. E quindi un altro costo che ricade sulla collettività. Il che vuol dire che mentre noi ci arrabattiamo per trovare più risorse per le scuole c'è chi con un tratto di penna può arrecare dei danni. E questo tema deve interessare tutti".

Il comune gestisce direttamente nidi e materne. Qual è la situazione?

"Abbiamo aperto il 7 settembre. Su i circa 20 mila posti complessivi delle materne non c'è lista d'attesa. Mentre sui nidi ci sono ed abbiamo una lista di circa 700 posti su 4000. Abbiamo in cantiere due nuovi nidi (area ex Lancia ed ex Incet) è un ampliamento in via Plana. Cerchiamo di aumentare l'offerta ma il problema rimane perché sono interventi con tempi lunghi".

E sulla formazione e didattica?

"Abbiamo due sfide. Prima sfida. Dobbiamo mantenere un livello adeguato in qualità e quantità. Seconda sfida elevare il livello formativo degli insegnanti più giovani. Su questo abbiamo in mente due progetti: 1. allargare la fascia di maestri in grado di insegnare la seconda lingua nell'ultimo anno della materna; 2. un programma formativo che aumenti la professionalità e la capacità del personale che deve affrontare i così detti bisogni formativi speciali. Non si tratta di handicap ma, per esempio, la dislessia o l'autismo. Su questi due aspetti abbiamo personale che se ne occupa ma è troppo poco. In generale significa che dobbiamo pensare a delle figure professionali che possano alternativamente fare sia il lavoro classico di sezione che, per esempio, insegnare i rudimenti della seconda lingua. E qui una precisazione...".

Quale?

"Non si tratta, come ha scritto il giornale La Stampa il 31 agosto scorso, che noi avremmo fatto corsi obbligatori di arabo e cinese per tutti gli insegnanti. Il progetto non è questo. Noi, invece, stiamo parlando dell'insegnamento di una seconda lingua. Noi non vogliamo formare degli insegnanti traduttori per parlare con i bimbi stranieri nella loro lingua. Non è così. Noi vogliano formare più insegnanti per far conoscere ai bambini tutti una seconda lingua oltre l'italiano. Questo è uno straordinario strumento didattico e dal punto di vista cognitivo apre degli orizzonti. È bastato dire che non ponevamo limiti, anche se verosimilmente saranno le lingue più parlate in europa: inglese, francese, spagnolo o tedesco, che la Stampa scrivesse che obbligavamo arabo e cinese. Ma no ha senso fare corso obbligatori. Ci rivolgiamo a persone che hanno già dei rudimenti. Si è alzata una polemica, che continua ancora oggi, ma che è fondata sul nulla. Il progetto è quello che ho descritto. Non è la costruzione di maestri traduttori. Non centra nulla".

È preoccupato di questo clima di nevrosi per tutto ciò che è collegato alle questioni realtive ai cosiddetti extracomunitari?

"Moltissimo. Mi preoccupa ancor di più sulle situazioni delicate. Stiamo parlando di bambini. Stiamo parlando di un luogo, la scuola, che permette anche ai genitori di socializzare tra di loro. Mi è capitato di recente di vedere gli stessi genitori di nazionalità diverse che ‘digrignano i denti ‘ gli uni conro gli altri e che poi diventano amici nella scuola frequentata dai loro figli . E questa è un fatto straordinario. Mi preoccupa quando per fare propaganda questo governo, questa maggioranza dice cose pazzesche. Cosa significa dire non più del 30% di stranieri per ogni classe. Ora la battuta che viene facile è: deportiamo i bambini della scuola di via Mameli alla Crocetta? È evidente che così dicendo si vuole mandare un messaggio alla ‘pancia' di questo paese in cui gli istinti xenofobi, e l'intolleranza sono stati legittimati ampiamente dagli atteggiamenti, dalle parole da questo Governo per ottenere consenso. E semmai qualcuno metterà i atto questo provvedimento si arriverà al punto di chiudere una scuola come via Mameli. E a questo punto avremo gli invisibili. I bambini fantasma. Questa sarebbe un fatto gravissimo".

A proposito di bambini fantasma. Le nuove norme sull'immigrazione come si attuano nella scuola?

"Noi su questo abbiamo scritto al sindaco - in qualità di presidente Anci -, al Prefetto, a tutti, una lettera a giugno segnalando il problema. Ne ho ancora parlato si al sindaco che al Prefetto, che dovrò incontrare a giorni, segnalando che la norma, di eventuale denuncia da parte della scuola di situazione di immigrazione irregolare è molto preoccupante. Ho chiesto un parere anche alla nostra avvocatura per capire l'essenza della legge. In tutto questo il nostro obiettivo è non creare dei bambini fantasma. Questo sarebbe molto grave. L'effetto più probabile è che se il punto non verrà chiarito qualche genitore non iscriverà il proprio figlio al nido. Così il diritto alla socialità ed alla famiglia, due principi stabiliti dalla Carta dell'Unione Europea verrebbero annullati. Contraddire questi principi è molto grave. Prima della fine dell'anno speriamo che la vicenda sia chiarita. Certo è che contraddire alcuni principi liberali che riguardano l'universalità dei diritti dei bambini è davvero una cosa inaudita".

Tuttavia sostiene l'assessore che "una campagna di sensibilizzazione va fatta". Ma, dice Borgogno, che non ha visto grandi reazioni del mondo della politica alla sua lettera che poneva il problema dei potenziali bambini fantasma. Noi ci auguriamo che lo stato d'animo del nostro Paese su questi problemi si risvegli. È importante. È una battaglia di civiltà.

di vito D'ambrosio

«La scuola è una istituzione che va rispettata non è il luogo per le dispute e le conflittualità politiche». Il ministro dell'istruzione, Maria Stella Gelmini, per il primo giorno di scuola, indossa l'elmetto e va già durissima su quella «minoranza di dirigenti e insegnanti che fanno politica a scuola».

Durante una visita all'istituto penale minorile di Nisida, a Napoli, la ministra se la prende con quei presidi e docenti che, secondo lei, usano le proteste per «fare politica a scuola». E lancia il suo manifesto per l'anno scolastico 2009-10. «Ho una profonda stima per quei docenti che, pur con stipendi bassi, fanno il loro dovere e si comportanto in modo corretto con il paese e con i loro studenti. Con queste persone ci tengo ad aprire un dialogo», assicura la ministra Gelmini. Ma: «No -scandisce- a chi fa politica a scuola, ci sono sempre dei margine per migliorare le riforme sulla base dell'esperienza, ma non facendo politica in classe».

Poi anche sulla carenza di fondi lamentata dalle scuole, il ministro risponde: «è una polemica che non sta in piedi, conosciamo tutti le condizioni restrittive imposte dalla crisi e dal bilancio dello stato. Non si può usare l'assenza di risorse per non applicare le riforme». Poi la minaccia: il ministero sta «costituendo un nucleo di valutazione di attuazione delle riforme», annuncia gelmini, per controllare che siano realmente applicate.

Milano, 14 set. - (Adnkronos) - Prima campanella per i 427mila studenti milanesi ma i tagli della riforma Gelmini lasciano a casa, secondo i sindacati, centinaia di insegnati. L'anno scolastico e' iniziato con circa seicento supplenti ancora da nominare, e' l'accusa delle sigle sindacali. Gli insegnanti non stanno a guardare e davanti al liceo Parini, uno degli istituti storici di Milano, e' scattata la protesta di una ventina di precari col viso coperto da maschere bianche e le bocche chiuse da nastro adesivo rosso. Un presidio con tanto di striscioni (''Il primo giorno il libro si apre senza molte pagine importanti'' e ''Scuola tagliata ignoranza assicurata'') volantini e megafono per spiegare il 'no ai tagli' alla scuola pubblica.

Una protesta che, da giorni, vede come 'teatro' l'ingresso della sede del provveditorato e che, sempre piu', investe anche agli studenti delle scuole serali e i genitori. I sindacati sono pronti a continuare a manifestare contro i tagli previsti dalla riforma, per la tutela dei precari e per una scuola pubblica ''migliore e piu' giusta''. Intanto, nel primo pomeriggio e' iniziata una manifestazione di 'Retescuole' davanti alla libreria Mondadori in piazza Duomo dove, lo scorso giugno, il ministro Gelmini fu contestata.

Un incontro per annunciare una querela contro il giornalista Emilio Fede, accusato di aver usato parole inopportune nei loro confronti, ma soprattutto per dimostrare il ''disastro'' della riforma della scuola. ''Dai docenti precari che hanno perso il lavoro a quelli di sostegno che dovranno seguire tre, quattro allievi gravi per pochissime ore al giorno'', denunciano alcune esponenti della Rete in difesa dell'istruzione."Dai facilitatori culturali che avrebbero dovuto occuparsi degli alunni stranieri e che sono stati cancellati con un colpo di penna agli studenti che si stiperanno in numero sempre maggiore nelle aule sempre piu' piccole'', spiegano. L'obiettivo, sottolineano i partecipanti, ''e' difendere la scuola pubblica di qualita'".

Dopo vari esami effettuati sul firmware 3.0, Apple ha nuovamente invitato un numero ristretto di utenti, ad installare un profilo in grado di eseguire il “life logging” della batteria dell’iPhone.

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In questo modo Apple spera di trovare le ragioni che comportano l’elevato dispendio di batteria, in maniera tale da poter rilasciare un fix nella prossima versione del software. Speriamo bene!


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